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Pagani Automobili

Nel segno di Leonardo Da Vinci – Il caso Pagani

Oggi abbiamo deciso di parlarvi di Pagani Automobili.
Per chi non la conoscesse, Pagani è una casa automobilistica che ha fatto delle sue vetture dei gioielli rari e unici come pezzi d’arte.

Il fondatore e chief designer dell’azienda è Horacio Pagani che ha voluto dei nomi particolari per le sue creazioni: Zonda, nome ispirato dal vento che spira sulla Pampa e Huayra, che richiama il dio che comanda le tempeste che investono le Ande.

La cosa più interessante di questo brand è la filosofia che c’è dietro.
Sì, proprio così: Horacio Pagani afferma di essersi ispirato a una guida per realizzare i suoi sogni, per partorire l’idea del brand, e in un’intervista dichiara che si tratta di Leonardo Da Vinci, che per lui è stato l’inizio di tutto, la chiara conferma dell’arte che si allea con la scienza, il punto esatto che vede l’umanesimo saldarsi con la tecnologia.

«Oggi realizzo i sogni di bambino, dopo aver scoperto lui»  Horacio Pagani

L’obiettivo di Pagani ha origini umili, quello cioè di costruire la vettura più bella.

Nato da un padre fornaio dal quale ha appreso la determinazione e il rigore e da una madre pittrice, dalla quale ha ereditato il gusto per l’arte e per la bellezza.

Da qui anche la sua indecisione per il percorso degli studi, non sapeva se prediligere studi scientifici o materie artistico-letterarie.

L’illuminazione arrivò con un servizio su Leonardo Da Vinci, momento durante il quale capì che poteva conciliare il bello con l’utile, la forma con la funzionalità più innovativa. 

Decide così di seguire la sua passione per le auto e si introduce in Lamborghini come operaio metalmeccanico di terzo livello, inizia il suo successo che lo porta al Salone di Ginevra nel 1999 a presentare la sua prima auto in fibra di carbonio: Zonda, l’auto ispirata alla pantera rosa, dove si può notare la sua mania per i dettagli e personalizzazione estrema.

Alla domanda come nascono queste auto da favola? Horacio risponde «Prendono forma da un foglio bianco. Per la Zonda mi sono ispirato agli sport prototipi degli anni ’80, che avevano delle forme romantiche e al tempo stesso aggressive. Poi ho preso spunto dagli orologi Patek Philippe perché hanno una grande precisione, e dagli aerei caccia per la loro la tecnologia. Infine dalle barche di Carlo Riva. Michelangelo diceva che perfezione è la somma dei dettagli».

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